HABEAS CORPUS?

In un recente libro, “Impigliati nella rete“*, Raffaele Simone, oltre a numerose osservazioni sulle prerogative del testo digitale, analizza, in modo acuto, due problemi: quello della adespotia del testo e quello dell’originalità.
Con il primo termine il linguista ha voluto indicare quanto oggi sia spesso difficile individuare il “vero” autore di un determinato testo digitale, in conseguenza soprattutto della “diffonondibilità” illimitata del testo digitale e delle sue caratteristiche che lo rendono, a differenza del testo “cartaceo”, non compiuto e mai completo: per antonomasia testo “non chiuso”.
Oltre alla specificità della adespotia, Simone ragiona poi sul pericolo della perdita di originalità del testo digitale, e ciò come conseguenza del fatto che sul testo originale, il testo digitale consente inserzioni, modifiche, aggiunte e sottrazioni che lo rendono così, più che probabilmente, solo possibilmente autentico.
Del resto Simone considera il fatto che il testo pur nascendo storicamente nella sua forma “aperta” – e qui il rifermento è alla Grecia Classica dove “professionisti della memoria e della voce” si occupavano di trasmettere testi di natura orale anche da una generazione all’altra – col diffondersi della scrittura si trasforma in quella “forma chiusa” che abbiamo conosciuto sotto la forma, ad esempio del libro, soprattutto grazie al compiersi della rivoluzione gutenberghiana della stampa. Oggi quindi, l’affermarsi di una nuova rivoluzione, quella del digitale, ci riporterebbe a nuove forme aperte del testo.

Mi pare che quanto scritto da Simone a proposito del testo, a maggior ragione possa valere per la fotografia, oggi fotografia digitale. In altro luogo ho provato ad indagare quanto oggi la fotografia consenta di giocare, in modo ambiguo, tra vero e falso, tra originale e copia, tra naturale e artificiale. Le immagini del Parco Sempione, con l’Arco della Pace sullo sfondo, hanno origine da una fotografia di una fotografia e, più precisamente, dalla fotografia di un manifesto pubblicitario che invita i cittadini a tenere pulita la città. Chi è l’autore?
E soprattutto, se questa immagine è, per usare il criterio del semiotico statunitense Peirce, a tutti gli effetti un “indice”, qual è la sua traccia?